Nel 1938 gli operai dell’archeologo Amedeo Maiuri, durante gli scavi sulla sommità dell’acropoli cumana, scoprirono – sul fronte occidentale del cosiddetto Tempio di Giove – alcuni enormi frammenti ossei. Il famoso paleontologo Ralph von Koenigswald, già impegnato nella ricerca del Gigantopithecus, avvertito della scoperta si recò sul luogo aggregandosi ai ricercatori e riportando alla luce i reperti di cui disponiamo. Emersero dal terreno eccezionali resti scheletrici e una frazione di lastra in pietra con traccia di pittura rupestre che rivelava una forma simbolica sconosciuta a cui von Koenigswald, attento lettore di Joyce, diede il nome di Chaosmos. E proprio questo elemento dipinto, immediatamente associato alle dimensioni delle ossa della mano, portò lo studioso a ritenere la creatura appena ritrovata il più grande artista del mondo.

Questi preziosi materiali erano pronti per l’allestimento di un’esposizione epocale che avrebbe dovuto tenersi nel museo napoletano nel 1939 e che non fu mai realizzata a causa delle vicende belliche. Vennero conservati e dimenticati per quasi un secolo fino alla recente riscoperta avvenuta in seguito all’inatteso rinvenimento - nel corso di una ricerca archivistica di Brigataes - di un faldone contenente la documentazione dello scavo e le indicazioni sulla loro collocazione in una sezione remota dei magazzini.

C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichita’, (Bibbia/libro dei Numeri 13, 21-29;32-33)

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